Dana Michel, afroamericana di Ottawa, Leone d’argento 2017, è un’artista che fa della propria autobiografia motivo di ricerca:“lavorare attingendo alla propria esperienza personale è la strada migliore per raggiungere un’auto-consapevolezza e per creare una significativa connessione con gli altri”, dichiara.
I suoi lavori si caratterizzano per una sorta di “bricolage post culturale” dove tutto entra – momenti live, manipolazione di oggetti, frammenti di storia personale, desideri, preoccupazioni del momento – creando un centrifugato di esperienza empatico tra l’artista e gli spettatori. Come in Yellow Towel (Tese dei Soppalchi, ore 19.00), in cui la Michel rievoca l’asciugamano giallo con cui si fasciava la testa da bambina per imitare le sue compagne di scuola, tutte inesorabilmente bionde, e che diventa occasione per stigmatizzare e capovolgere gli stereotipi della cultura black. Fortemente influenzata dall’estetica della moda, dei videoclip musicali, della cultura queer, Dana Michel è un’artista che parla del contemporaneo attraverso un linguaggio coreografico multiforme e sorprendente. La pratica artistica di Dana Michel esplora le molteplici sfaccettature dell’identità contemporanea e multiculturale attraverso l’uso dell’improvvisazione e dello scavo interiore dell’artista.
A seguire lo spettacolo, Cerimonia di consegna del Leone d’Argento.
Prova esemplare della danza stupefacente di Marie Chouinard, dove ogni gesto è un pensiero, è Soft virtuosity, still humid, on the edge (Teatro alle Tese, ore 21.30), creato nel 2015, è un excursus sulle molte forme del camminare (affannoso, zoppicante, sfrenato, divertente, sulle punte, sulle mezze punte…). In questo deambulare da un lato all’altro del palcoscenico, che è anche il mondo, i personaggi anonimi interpretati dai dieci danzatori della compagnia si incontrano, formano gruppi, si separano, si agitano e se ne vanno.
Dice Marie Chouinard: “I danzatori lavorano partendo da una torsione, da un movimento viscerale e interno. Questo movimento sale passando per il cuore e la gola fino a riflettersi sul volto degli interpreti e a trasformarlo. È qualcosa che nasce da uno stato interno con una forza talmente potente che il viso ne è trasfigurato. Non avere nessun giudizio e lasciare il flusso del movimento libero di scuoterci dall’interno. Non definire l’emozione per evitare di cristallizzarla, e per lasciarle la possibilità di trasformarsi, di seguire il suo corso. È un lavoro complesso e quando i danzatori padroneggiano questo processo, ne sono soggiogata”.
A seguire lo spettacolo, conversazione con Marie Chouinard.
Biennale College – Danza: 3 coreografi
È la seconda serata dedicata a Biennale College – Danza, che promuove i talenti offrendo loro di operare a contatto di maestri per la messa a punto di creazioni. Alla prova del palcoscenico, dopo i danzatori, sono tre nuovi coreografi selezionati dalla Direttrice Marie Chouinard: dopo 6 settimane di lavoro con 7 danzatori professionisti presentano al pubblico tre brevi coreografie originali (Teatro Piccolo Arsenale, ore 21.30).
Sono: l’italiana Irina Baldini, 29 anni, formata al Laban Centre, attiva come danzatrice con Charles Linenhan, Yvonne Rainer, Xavier Leroy, Marten Spangberg, Simone Forti e altri, prima di intraprendere l’attività di coreografa; l’australiana Chloe Chignell, 24 anni, attiva con Leah Landau, Ellen Soderhult, Rebecca Jensen, Marten Spangberg e altri, prima di dedicarsi alla coreografia dal 2014; lo spagnolo Joaquín Collado Parreño, 26 anni, attivo con molte compagnie in patria, fra cui La Veronal.
A seguire, conversazione con Irina Baldini, Chloe Chignell, Joaquín Collado Parreño.